a cura di Tonino Palomba


25 APRILE 2024ANNIVERSARIO DELLA LIBERAZIONE

«Sempre sulle lapidi, a me basterà il mio nome, le due date che sole contano, e la qualifica di scrittore e partigiano». Beppe Fenoglio (1922/1963)

Nell’anniversario della Liberazione, il gruppo consiliare di minoranza UXPS ricorda con deferenza gli Italiani che si batterono per la libertà e la democrazia e rinnova massimo rispetto ed onori ai Caduti poggesi di ogni guerra ed a quanti lottarono contro la dittatura per ridare dignità e sovranità al popolo.

Fatte queste doverose premesse, la realizzazione di un secondo monumento ai Caduti, inauguratosabato scorso, con una partecipata e riuscita cerimonia, trova la nostra netta disapprovazione per motivi più volte dichiarati, che andiamo a ribadire:

  • uno degli elementi costitutivi reca un intollerabile richiamo alla dittatura fascista, in aperto contrasto con il dettato costituzionale e lo spirito profondamente democratico della cittadinanza. L’insistenza con la quale è stato riproposto l’omaggio ai Caduti poggesi della 2^ G.M. e fra essi ad una “camicia nera”, già indicato su una lapide collocata al monumento esistente e precipitosamente rimossa su intervento della Soprintendenza ai BB. CC., lascia basiti. L’antifascismo è un dovere costituzionale e dovrebbe essere un valore condiviso da tutti, istituzioni in primis, come ebbe, autorevolmente, modo di ricordare l’A.N.P.I./Ass.ne Naz.le Partigiani d’Italia.
  • Il cannone, altro elemento caratterizzante il monumento, simbolo di guerra e di morte per eccellenza. Ancora di più nell’attuale contesto storico, assurge a metafora tetra e nefasta, restituendo l’immagine di indifferenza rispetto agli abissi di guerra che stiamo attraversando. Interroghiamoci su che tipo di messaggio lanciamo da Poggio con il cannone e la camicia nera. Un esempio di totale superficialità, aggravato dall’incredibile giustificazione che “il cannone risale alla I^ G.M. e quindi ha sparato al nemico austriaco e non agli alleati” come se un’arma del genere non avesse un enorme valore simbolico e un impatto diseducativo per le nuove e future generazioni. Condividiamo la scelta della frase di papa Francesco ai piedi della stele che richiama alla pace. Ferma restando la convinzione che non si possa tenere insieme tutto: cannoni, camice nere, eroi, papi, pace, vittime e carnefici.
  • Poggio Sannita fu Caccavone, quindi il paese dai ‘due’ nomi avrà anche 2 monumenti ai Caduti, uno originale e l’altro clonato, senza dimenticare i 2 cannoni. Un unicum crediamo a livello nazionale, vedremo il 4 novembre quanti saranno i cortei e le corone deposte.
  • Il monumento, unico e non replicabile è quello storico in c.so Vittorio Emanuele che va assolutamente restituito al pubblico decoro. Ricordiamo come troppe volte i cittadini hanno segnalato il degrado in cui versa il sito, privo anche della manutenzione ordinaria. Esprimiamo perciò apprezzamento per un recente provvedimento che stanzia dei fondi in tal senso, con l’augurio che vengano presto e ben utilizzati.
  • Quanto alla rotonda, ormai è inutile aggiungere altro ai commenti imbarazzanti ed al sarcasmo di cui è diventata bersaglio. Si è cercato di “abbellirla” col caccavo, con i nomi antico e attuale del paese e con un’illuminazione ad effetto (almeno in questo caso appropriata, contrariamente alle tenebre disseminate per il corso). Elementi che però non bastano a ridare un senso compiuto alla rotatoria. Se si voleva creare un piedistallo per dare risalto alla simbologia etimologica del paese si poteva fare in maniera meno ‘invasiva’ con altre iniziative.

Onde evitare speculazioni ed equivoci, ribadiamo la nostra piena stima ed amicizia ai professionisti e agli operatori a vario titolo coinvolti nei lavori, come anche alla locale sez. dell’Ass.ne Naz.le Artiglieri d’Italia che ha fortemente voluto e finanziato il secondo monumento. Non sono mancate occasioni per testimoniare loro considerazione personale e professionale, siamo certi che altre ce ne saranno. Tuttavia questo non può esimerci, nelle vesti di consiglieri di minoranza, dall’inderogabile dovere di controllo, vigilanza e attenzione, sull’operato dell’esecutivo, raccogliendo e dando voce al dissenso; ma con responsabilità e lealtà, anche offrendo collaborazione, nella consapevolezza che la nostra piccola comunità va via, via assottigliandosi, rendendo necessario ogni sforzo di dialogo e unità per riscrivere l’agenda fondamentale in ordine al futuro e alla sopravvivenza del nostro amato, piccolo borgo.