a cura della Redazione “Ars & Cultura”


Alessandro Manzoni nasce a Milano nel 1785 da Giulia Beccaria, figlia dell’illuminista Cesare Beccaria. I primi anni di collegio lasciano in lui un ricordo del tutto negativo ma lo avviano alla conoscenza di autori moderni come Alfieri e Parini e alla lettura dei pensatori francesi illuministi: la discendenza da Beccaria e l’ambiente milanese pongono sicuramente delle solide basi per il pensiero di Manzoni che, come vedremo fra poco, recepisce molti elementi dalla cultura illuminista rielaborandoli poi secondo la sua personale visione del mondo.  

Alla base della poetica di Alessandro Manzoni c’è la sua personalità sensibile, profondamente religiosa e sempre ossessionata dall’idea del peccato in linea con le filosofie gianseniste, disillusa dal processo storico e per certi versi timida. Le idee che circolano all’epoca, i residui dell’Illuminismo e le nuove inquietudini romantiche vengono accolte e interpretate secondo questo suo animo ritroso. Vediamo come:      

  1. Eredità dell’Illuminismo: la formazione illuminista è alla base del pensiero di Manzoni. Il suo metodo nell’affrontare questioni letterarie e politiche è razionale e analitico. Critica i pregiudizi e le superstizioni ma, a differenza degli illuministi, Manzoni è segnato da una profonda disillusione verso la Storia. La sua religiosità lo porta a vedere l’uomo incapace di cavarsela con i propri mezzi, l’uomo un essere imperfetto e perennemente corrotto che non ha modo di risollevare il processo storico verso una nuova età dell’oro.
  2. L’interesse per la Storia: nonostante questa visione pessimistica l’interesse e la passione per la storia (argomenti che lo mettono in contatto sia con l’Illuminismo che con il Romanticismo) sono un punto fondamentale nel lavoro di Manzoni. Il fatto che la storia non sia un processo evolutivo verso un crescendo positivo non implica che l’indagine storiografica non sia istruttiva, appassionante e da rivalutare. Non lo interessano i governi o le guerre disputate fra i capi di Stato, poiché nutre una forte attenzione verso le masse e la loro sofferenza perdurante nei secoli.
  3. Il romanticismo in Manzoni: in Italia il Romanticismo aveva tralasciato le tematiche più irrazionali e sconvolgenti che questo movimento aveva avuto nel resto d’Europa. Manzoni accoglie lo stesso tipo di Romanticismo e cioè rifiuta le idee di assoluto, di irrazionalità e di sentimentalismo prediligendo l’interesse verso il popolo e le credenze popolari, rifiutando la rigidità del classicismo per una letteratura “vera” (non servono modelli di perfezione ma una schietta rappresentazione del reale) e spontanea.

La stesura de I Promessi Sposi, grande romanzo storico e capolavoro di Manzoni, si dispiega attraverso due decenni e tre diverse redazioni che porteranno alla finale edizione degli anni quaranta dell’Ottocento.
Si passa da una versione provvisoria e da una veste linguistica lombarda, quella del Fermo e Lucia del 1821, all’edizione rivista e completa, linguisticamente coerente con le idee di Manzoni sulla questione della lingua, del 1841 con il titolo di Promessi Sposi.

Dalla trama de I Promessi Sposi emergono chiaramente le idee di Alessandro Manzoni:

  • protagonisti sono popolani, umili, travolti da avvenimenti storici a loro estranei. Lotte di potere, epidemia di peste, rivolte cittadine mettono i protagonisti a dura prova.
  • Il lieto fine è affidato alla Divina Provvidenza: la peste uccide gli antagonisti e fa ricongiungere gli innamorati.
  • Rottura delle unità aristoteliche.

Fonte : “FocusStoria” e “Studenti.it”