a cura della Redazione “Curiosando Auto d’epoca”


L’Autobianchi A112 è un’autovettura superutilitaria prodotta dalla casa automobilistica italiana Autobianchi dal 1969 al 1986.

Nella seconda metà degli anni sessanta la FIAT si trovava a dover affrontare la preoccupante penetrazione nel mercato italiano della Miniche, dopo aver aggirato l’ostacolo dei dazi doganali con la costruzione della vettura presso gli stabilimenti della Innocenti, riscuoteva un notevole successo di vendite tra i giovani e, soprattutto, tra l’utenza femminile.

In quel settore di mercato FIAT disponeva dell’obsoleto modello 850, non in grado di rivaleggiare per immagine e concezione tecnica con la rivoluzionaria utilitaria anglo-italiana; pertanto Dante Giacosa decise di proporre, attraverso la controllata Autobianchi, una vettura di piccole dimensioni, dall’aspetto elegante e dotata della moderna trazione anteriore. Secondo la filosofia di Giacosa, come già avvenuto per la A111, non si trattava solamente di proporre un nuovo modello, ma anche di realizzare una sperimentazione su larga scala delle soluzioni e delle componenti meccaniche che sarebbero poi state utilizzate sulla 127, in via di realizzazione.

Nacque così il progetto “X1/2”, sviluppato come “sperimentazione sul campo” del progetto “X1/4” (la futura Fiat 127).

L’Autobianchi A112 venne presentata nel 1969 al Salone di Torino, ottenendo entusiastici consensi, in particolare tra le categorie d’utenza verso le quali era indirizzata. Il successo di vendite fu immediato e talmente consistente che, nonostante i continui ampliamenti delle linee di montaggio, per alcuni anni la produzione non riuscì a soddisfare una domanda corposa ed in costante crescita, costringendo gli aspiranti proprietari del nuovo modello a snervanti attese che in molti casi superavano i dodici mesi.

Oltre all’aspetto gradevole ed alla brillantezza delle prestazioni, anche i contenuti costi di acquisto e d’esercizio contribuirono a farne una delle automobili più diffuse e apprezzate da utenti di ogni fascia d’età. Nella sua lunga carriera la A112 subì molti restyling e miglioramenti, che diedero vita a ben Otto serie. Oltre ai modelli di serie, vennero realizzate alcune versioni estremamente rare – prototipi o modelli unici – sui quali si hanno pochissimi dati. Ne sono esempi la “A112 Giovani” di Pininfarina del 1972, la A112 Felber ed altri costruiti per competizione.

Autobianchi A112 Prima serie (1969-1973)

Al momento dell’inizio della commercializzazione ad ottobre del 1969, l’A112 era disponibile in un’unica versione, dotata di motore FIAT 100, un quattro cilindri in linea con albero a camme laterale, con 903 cm³ di cilindrata e 44 CV di potenza massima. Accoppiato a un cambio manuale a 4 rapporti, permetteva di sfiorare i 140 km/h con consumi contenuti in media di 6,9 litri ogni 100 km.

Le ottime doti di accelerazione della vettura, che passava da 0 a 100 km/h in 13,7 secondi e percorreva i 400 metri con partenza da fermo in 18,874 secondi, fanno ritenere che il motore disponesse in realtà di una potenza superiore ai 44 CV dichiarati dalla casa costruttrice. L’impianto frenante era di tipo misto, dischi davanti e tamburi dietro, ma privo di servofreno e con freno a mano inusualmente sulle ruote anteriori. Il comportamento stradale era brillante, maneggevole e con buona tenuta di strada. L’allestimento prevedeva sedili in skai e plancia con strumentazione circolare, mentre il bagagliaio aveva una capienza di 180 litri, che possono essere ampliati ribaltando lo schienale posteriore. Nell’autunno del 1971, per uniformare la produzione tra la 127 e la A112, venne installato su quest’ultima lo stesso motore con 47 CV che equipaggiava la neonata 127, anche se la casa continuò a dichiarare 44 CV ancora per diverso tempo. Sempre in quell’anno, visto il successo ottenuto e le ottime doti stradali, la casa decise di ampliarne la gamma con l’introduzione delle versioni E ed Abarth. La prima presentava finiture più curate, verniciatura del tetto in colore contrastante (come sulla Mini) e dotazione più ricca, mentre la seconda era una versione sportiva realizzata dall’atelier di Carlo Abarth.

Autobianchi A112 Abarth Prima Serie

Presentata al Salone dell’automobile di Torino, nell’ottobre 1971, la “A112 Abarth” ebbe un immediato riscontro di pubblico, mietendo una sostanziosa quantità di ordinativi, nonostante l’elevato prezzo di ₤ 1.325.000, di poco inferiore a quello della Innocenti Mini Cooper MK3 (₤ 1.365.000), ma superiore a vetture sportive di maggior cilindrata e dimensioni, come le datate NSU 1200 TT (₤ 1.215.000) e Ford Escort Sport (₤ 1.185.000) o come le coeve e modernissime Fiat 128 Coupé (₤ 1.300.000) e 128 Rally (₤ 1.220.000).

Oltre alla vistosa livrea rosso corsa, contrastata dal nero opaco del cofano e delle fasce sottoporta, la differenza più importante con la normale “A112” era rappresentata dal motore abbondantemente rivisto da Carlo Abarth che, dopo aver concluso la cessione della propria azienda alla FIAT, era stato ingaggiato quale consulente. La “cura Abarth” per lo sviluppo del già brillante propulsore di 903 cm³ fu piuttosto pesante, comportando l’aumento di cilindrata a 982 cm³mediante l’allungamento della corsa, l’inserimento di un nuovo albero motore in acciaio nitrurato, l’innalzamento del rapporto di compressione a 10:1 mediante l’adozione di pistoni stampati con segmenti cromati, la riprogettazione dell’albero a camme e delle sedi delle valvole, la modifica all’impianto di scarico e l’adozione di un carburatore doppio corpo. Anche l’impianto frenante subì modifiche sostanziali con la maggiorazione delle pinze sui dischi anteriori e l’adozione del servofreno. La potenza del motore, che già nella fase prototipale aveva superato abbondantemente i 60 CV, venne limitata a 58 CV per raggiungere i previsti livelli di elasticità e robustezza.

Invariata rimase la scocca, ma con interni ben diversi, curati in maniera artigianale e dotati di strumentazione completa, sedili anatomici con appoggiatesta e volante a tre razze con corona in pelle. Le modifiche migliorarono notevolmente le prestazioni, rispetto alla normale “A112”, con risultati prevedibili ed altri quasi inspiegabili. A fronte del corposo incremento delle doti di velocitàed accelerazione, si dovette registrare un lieve aumento degli spazi di frenata, a dispetto dell’impianto potenziato, oltre ad una sorprendente diminuzione (-15%) del consumo di carburanteche fece quasi gridare al miracolo. Per i primissimi esemplari costruiti è da segnalare lo sporadico surriscaldamento del lubrificante motore, nonostante l’accorgimento della coppa olio in alluminio, presto risolto con l’adozione, nel gennaio 1972, di un piccolo radiatore per l’olio. Nata senza rilevanti difetti di gioventù, la “A112 Abarth” ottenne un immediato successo di vendite, destinato a perdurare per quasi tre lustri: un caso molto raro tra le auto sportive derivate dalla grande serie. Inizialmente venne offerta nell’unica colorazione rosso/nero e, a partire dal 1972, vennero aggiunte anche le verniciature monocromatiche visone e salmone, mantenendo invariate le sellerie nere in finta pelle.