a cura della Redazione Digitale di “Kronos Pole Position”


Fernando Alonso è una di quelle personalità capace di scrivere importanti pagine di storia del motorsport, non solo in Formula 1. Si è consacrato come uno dei più grandi piloti di Formula 1, ma la sua voglia di dimostrare di essere il migliore lo ha portato a correre in serie come il Mondiale Endurance, l’Indycar e la Dakar.

Le origini. Fernando vive in una famiglia come tante: la madre Ana Maria lavora in un grande magazzino e il padre José Luis è meccanico in una fabbrica di esplosivi. È proprio il papà che prova a trasmettere la passione per le corse ai suoi figli e costruisce un kart per Lorena, la sorella maggiore di Fernando. La ragazzina però non mostra particolare interesse per questo sport, a differenza del fratello che se ne innamora. Inizia così una storia straordinaria che porta velocemente Alonso a diventare campione nazionale spagnolo e, poco dopo, campione del mondo karting. L’occasione per fare il grande salto dal kart alle monoposto arriva grazie al supporto di Adrián Campos che gli consente di gareggiare nella World Series by Nissan. E Alonso ripaga la fiducia vincendo già al secondo appuntamento in calendario. Alonso diventa collaudatore per il team Minardi di Formula 1 nel 1999 e in quella stessa stagione vince il suo primo campionato.

Il debutto in F1. Le sue prestazioni in Formula 3000 gli valgono un posto da titolare alla Minardi in F.1 per il 2001 e alla prima apparizione stagionale con il team di Faenza, Fernando conquista un lodevole dodicesimo posto nonostante una monoposto poco competitiva. Il suo miglior piazzamento di quell’anno è un decimo posto a Hockenheim, ma era chiaro a tutti che quel pilota avesse qualcosa di eccezionale. Il suo manager – Flavio Briatore – intuisce che quel talento è ancora acerbo e nel 2002 lo riporta al ruolo di collaudatore per la Renault, con la promessa di tornare ancora più forte di prima per la stagione successiva. E così sarà. Nel secondo round del Mondiale 2003 in Malesia, Fernando Alonso conquista la sua prima pole position, diventando in quel momento il più giovane pole sitter nella storia della Formula 1. E la domenica, ciliegina sulla torta, con il suo primo podio. La vittoria arriva al Gran Premio d’Ungheria, nel quale diventa il più giovane pilota di sempre a vincere una gara di F.1. Lo slancio di Fernando continua anche nel 2004, durante il dominio di Michael Schumacher, e riesce a conquistare quattro podi in totale, chiudendo quarto nel Campionato Piloti.

Sul tetto del mondo. Le sempre crescenti prestazioni del pilota si sposano bene con la curva ascendente della Renault. Nel 2005, Alonso si ritrova a battagliare con il sette volte campione del mondo Michael Schumacher e ne esce vincitore grazie a sette vittorie e una costanza incredibile che gli consente di salire sempre a podio durante la stagione, eccezion fatta per quattro occasioni. Nel Gran Premio del Brasile del 2005, Fernando Alonso diventa matematicamente campione del mondo con due gare d’anticipo e con il successo finale a Shanghai, la Renault mette le mani anche sul titolo costruttori. Il binomio vincente si ripropone anche nel 2006, con una prima parte di stagione letteralmente dominata. Alonso deve confrontarsi con Schumacher in piena rimonta: nell’ultima gara della stagione a Suzuka il tedesco si presenta a pari punti con lo spagnolo, ma un guasto al motore lo costringe al ritiro. Fernando è nuovamente campione del mondo.

Una nuova sfida. Dopo aver conquistato per due volte il titolo a soli 25 anni, Alonso decide di lasciare il team di Enstone e andare alla McLaren. Non si aspettava di dover vivere una delle lotte fratricide più dure della storia di questo sport. Ad aspettarlo c’è il debuttante Lewis Hamilton, pupillo di Ron Dennis, che mal digeriva il ruolo da scudiero che Fernando gli avrebbe affibbiato. Al contrario, i due si ritrovano a lottare duramente, anche oltre i limiti della pista, mancando la conquista del terzo titolo per un solo punto a favore di Kimi Raikkonen. Il rapporto tra Alonso e la McLaren si è rapidamente incrinato e lo spagnolo lascia il team per tornare alla Renault, dove corre nei due anni successivi.  Questa volta, però, è tutta in salita: Fernando ottiene solo due vittorie. La prima nel famigerato GP di Singapore 2008, che salterà alle cronache con il “CrashGate” e nella gara successiva in Giappone.

Alla corte di Maranello. Nel 2010 cambia nuovamente casacca e questa volta veste i colori della Scuderia Ferrari. Al debutto con la Ferrari, vince. Sembra l’anno buono per lottare per il terzo titolo e nonostante quattro vittorie in bacheca, nell’ultimo round di Abu Dhabi succede l’impensabile. La squadra sbaglia strategia e Fernando non riesce a recuperare, bloccato alle spalle della Renault di Petrov. Le mani sul volto alla fine della gara raccontano la disperazione di un pilota ancora affamato di vittorie che ha appena visto sfumare un altro appuntamento con la storia. Il 2011 è un anno da dimenticare: la Ferrari 150° Italia ottiene una sola vittoria a Silverstone e Fernando chiude solo quarto. Nelle due stagioni successive prova a lottare contro un coriaceo Sebastian Vettel alla guida di una Red Bull dominante e Alonso non riesce a realizzare il suo sogno di diventare campione con la Ferrari. Dopo un’altra stagione dura come quella del 2014, il rapporto tra la Ferrari e Fernando Alonso è ormai logoro e le strade si separano.

Il calvario con la Honda. McLaren e Honda uniscono le proprie forze per affrontare la nuova era ibrida della Formula 1 e Fernando decide di tornare a Woking. Purtroppo, alle belle parole sono seguiti solamente quattro anni di frustrazione per la squadra e per lo spagnolo, che non manca di polemizzare pubblicamente contro i partner motoristi giapponesi. Così, alla fine della stagione 2018, Fernando Alonso si congeda dalla Formula 1.

Fame di vittorie. Alonso decide di impegnarsi per conquistare la celeberrima Triple Crown, un riconoscimento simbolico per chi riesce a vincere la 500 Miglia di Indianapolis, il GP di Monaco di Formula 1 e la 24 Ore di Le Mans. Così, Fernando si gode nuove esperienze che lo vedono laurearsi Campione del Mondo Endurance con la Toyota e vincitore di ben due edizioni della 24 Ore di Le Mans (2018 e 2019) e un’edizione della 24 Ore di Daytona (2019). Nel 2020 si lancia anche nella Dakar, dimostrando di avere una curva d’apprendimento piuttosto ripida, chiudendo tredicesimo assoluto. Nel 2021 decide di tornare a correre in Formula 1 per la Renault, il cui rebranding porterà lo spagnolo a scendere in pista con il logo Alpine stampato sul petto. Nel Gran Premio del Qatar 2021 a Losail festeggia il terzo posto e il podio numero 98 in carriera.

Fonte : “quattroruotesport” – a cura della Redazione Digitale di Quattroruote