a cura della Redazione Digitale di “Kronos Pole Position”


Gilles Villenuve è entrato nella leggenda facendo semplicemente ciò che amava: correre senza darsi alcun limite. Anche a costo della sua stessa vita. Gilles Villeneuve nasce il 18 gennaio 1950 nei pressi di Montreal, in Canada. È il primo di due figli maschi. Il suo destino sembra già segnato fin da ragazzino, perché fin da subito lascia intuire che ha il classico DNA da corsa, tanto da arrivare a usare il motorino del tosaerba come base per una sorta di go-kart artigianale. Gilles debutta nelle corse ma non in kart, come si potrebbe pensare, ma in motoslitta, un modo inusuale di intraprendere una carriera sportiva. Quelle gare si disputano in ippodromi innevati: per questo motivo e per la sua conformazione fisica, il giovane Villeneuve viene soprannominato “Il fantino”. Con i soldi dei premi riesce ad acquistare una monoposto di Formula Ford e inizia così a correre in pista.

Nel 1973 prende parte alla Formula Ford 1600 e l’anno successivo passa in Formula Atlantic, due serie per giovani debuttanti. Il ragazzo ha carattere e talento: pur non avendo esperienza agonistica si fa ugualmente notare. Nel 1977 riesce ad approdare in Formula 1 disputando il GP di Gran Bretagna sulla McLaren M23 e chiude la corsa in undicesima posizione. Enzo Ferrari resta ammaliato da questo giovane ragazzo di cui gli hanno raccontato un gran bene e contro la volontà di tutti, lo chiama per sostituire Niki Lauda nelle ultime due gare di quell’anno. In pochi avrebbero scommesso un centesimo su Villeneuve, anche perché inizialmente sono più gli incidenti provocati che i giri pista. Ha comunque il piglio del professionista ed Enzo Ferrari ci aveva visto giusto anche stavolta: dietro a uno stile di guida piuttosto irruento c’era una grande sensibilità, capace di portare la macchina anche oltre i suoi limiti tecnici. Gilles piaceva al Drake perché riusciva a trovare spazi impossibili per effettuare sorpassi spettacolari. Al contrario dell’uscente Lauda, – calcolatore per eccellenza – Villeneuve guidava d’istinto. In pochissimo tempo diventa un vero idolo per i tifosi della Ferrari a cui ha regalato sorpassi spettacolari che hanno segnato pagine di storia della Formula 1 di quegli anni.

L’approdo in Formula 1 per il canadese non è per niente facile. Viene accusato di essere un pazzo, uno spericolato, che rischia di mettere in pericolo la vita dei suoi colleghi oltre la propria. Al GP di Giappone del ’77, sul circuito alle pendici del monte Fuji, Gilles cerca la rimonta sulla Tyrrell a sei ruote guidata da Ronnie Peterson ma, nel corso del sesto giro di gara, gli va addosso praticamente senza frenare. Finisce fuori pista e l’auto travolge diversi spettatori che si erano piazzati in un posto che avrebbe dovuto essere libero, causando due morti e diversi feriti. L’incidente ha una grande eco in Giappone, tanto da allontanare la F1 per circa un decennio. Nonostante l’inizio non proprio eccezionale, Enzo Ferrari vede in lui qualcosa di speciale e decide di confermarlo come titolare per il 1978. Dopo un ottavo posto in Argentina, Gilles colleziona un filotto di ritiri in Brasile, Sudafrica, Stati Uniti e Monaco. La stagione sembra essere fallimentare e per continuare a correre in Ferrari deve vincere almeno un Gran Premio. È proprio il Gran Premio del Canada, nella sua Montreal, a portarlo sul gradino più alto del podio. La Ferrari conferma il suo nuovo idolo, mentre Reutemann lascia il team di Maranello; Enzo Ferrari chiama Jody Scheckter per sostituirlo nel 1979.

Il 1979 è l’anno che riporta il Mondiale alla Ferrari e a vincerlo è proprio il sudafricano Scheckter. Il contribuito di Villeneuve è però importantissimo in quasi tutte le gare. Quell’anno il canadase entra nella leggenda per l’epico duello ruota a ruota con Rene Arnoux al Gran Premio di Francia del 1979. Sorpassi e controsorpassi in un leggendario finale in cui il pilota della Ferrari si batte per conquistare il secondo posto contro il francese della Renault. E ci riesce, davanti al pubblico in delirio. Se c’è un giorno in cui si è consolidato il mito di Gilles, è sicuramente questo. Ma come se non bastasse, nel GP d’Olanda del 26 agosto 1979, Villeneuve è protagonista di un altro incidente: rientra in pista su tre ruote e torna ai box col braccio alzato, salutando il pubblico come se nulla fosse successo. Arriva il 1980, l’anno della Ferrari 312 T5, una monoposto con qualche difetto di troppo. È un anno tragico per la Formula 1 che viene ricordato come quello con il maggior numero di incidenti. Scheckter non se la sente di rischiare e decide di ritirarsi alla fine della stagione. L’anno seguente, Villeneuve incontra il suo nuovo compagno di squadra, il francese Didier Pironi. Con lui nasce un’amicizia anche fuori dal box. La Ferrari torna a vincere al GP di Monaco di quell’anno proprio con Villeneuve e si ripete nell’evento successivo in Spagna. Ma la felicità dura poco, perché per il resto della stagione arriverà solo un terzo posto in Canada e nulla più.

illeneve continua a correre con la Ferrari anche nel 1982. L’8 maggio di quell’anno, durante le qualifiche del GP del Belgio a Zolder, Gilles tampona la March di Jochen Mass e la sua 126 C2 si impenna, poi si capovolge. Il pilota canadese viene scaraventato fuori dalla monoposto con una violenza inaudita. A dare i primi soccorsi al canadese sono proprio Mass e altri piloti. Inutili i tentativi di rianimarlo. Una volta trasportato in ospedale arriva il triste responso: Gilles non c’è più. L’ultimo volo dell’Aviatore – così era stato soprannominato, non certo per un complimento – gli è stato fatale. Lascia la moglie Joann Barthe e i suoi due figli, Melanie e Jacques. Ma lascia soprattutto un grande vuoto nel cuore di chi l’ha conosciuto, oltre che in quello dei tifosi. Alla fine di quello stesso anno, la pista di Montréal viene dedicata alla sua memoria. E, ancora oggi, sulla linea del traguardo campeggia la scritta “Salut Gilles!”.

Fonte : “quattroruote” – a cura della Redazione Digitale di Quattroruote