a cura della Redazione Focus Junior


Quello tra uomo e cane è un rapporto nato migliaia di anni fa e che ha cambiato irreversibilmente entrambe le specie. Le origini di questa unione risalgono al Pleistocene, tra i 20 e i 40.000 anni fa, e chi si occupa di comportamento animale si interroga da decenni su quali meccanismi abbiano fatto scattare la scintilla, e che cosa abbia di speciale il cane rispetto ad altre specie. Un team di ricerca della Arizona School of Anthropology ha di recente pubblicato su Current Biology i risultati di un nuovo studio che dimostra come la capacità del cane di “capire” al volo l’uomo, anche senza alcun addestramento, compare molto presto nel ciclo di vita dell’animale: secondo gli autori questo significa che è una carattere ereditato dai genitori, e che alla base del rapporto tra uomo e cane ci sia anche la genetica.

IL SAGGIO INDICA LA LUNA, IL CANE GUARDA IL DITO. Il gruppo che si è occupato della ricerca lavora da circa dieci anni in collaborazione con Canine Companions, una compagnia californiana che addestra cani da lavoro che si occupano di assistenza alle persone disabili. I membri del team studiano il modo in cui i cani risolvono problemi e imparano dalle loro azioni, e come queste abilità di sviluppano con l’età; per il nuovo studio hanno deciso di mettere alla prova le capacità di interazione con gli esseri umani in esemplari molto giovani (8 settimane), e quindi non ancora sottoposti ad alcun addestramento specifico. Hanno quindi condotto una serie di esperimenti – per esempio, osservare se un esemplare di due mesi risponde a indicazioni date a gesti o a parole – e, come prima cosa, hanno scoperto che tutti i cuccioli reagivano in qualche modo a questa forma di interazione, seguendo i gesti delle mani e facendo attenzione ai suoni che uscivano dalla bocca degli esseri umani.

GENETICAMENTE AMICI? Anche senza addestramento, quindi, i cani sono “portati” a capirci al volo. Non solo: i 375 esemplari studiati erano tutti animali da allevamento, dal pedigree ben noto. Questo ha permesso di tenere traccia delle loro parentele e della vicinanza genetica tra cani diversi: un’analisi dei risultati ha dimostrato che il tasso di attenzione agli umani non è costante nei cuccioli, ma varia del 40% circa tra i cani più attenti e quelli più svagati. Secondo gli autori dello studio, questo significa che la predisposizione canina all’interazione umana è genetica, non determinata da fattori ambientali (per esempio l’addestramento), e dunque questi animali nascono già pronti per diventare i nostri migliori amici – alcuni sono più portati, altri meno, ma un certo grado di interazione è presente in tutti i cani.

Ovviamente non conosciamo ancora nel dettaglio i meccanismi che regolano questa capacità; secondo gli autori, però, non c’è dubbio che ci sia qualcosa di innato nel modo in cui i cani ci capiscono al volo, e il prossimo passo sarà identificare questa base genetica che il loro esperimento sembra suggerire.

Fonte : “focus” – articolo a cura di Gabriele Ferrari