a cura della Redazione Focus Junior


Volete combattere asma e raffreddori? Passate più tempo in compagnia di Fido. E lasciate che vi sporchi (un po’) la casa. Abituare un bambino alla presenza di un cane non fa bene soltanto all’umore di entrambi. La vicinanza con il quadrupede più amato di casa potrebbe proteggere i più piccoli anche da malattie legate a reazioni allergiche, come asma e raffreddore da fieno. E tutto grazie a un batterio buono che vive nell’intestino umano, la crescita del quale sembra favorita dalla compagnia di Fido.

Da tempo gli epidemiologi sanno che i bambini che crescono accanto ad animali domestici o entrano spesso in contatto con bestiame da allevamento sono meno sensibili a reazioni allergiche di tipo respiratorio.

Nel 2010 Susan Lynch, microbiologa dell’Università della California di San Francisco, ha dimostrato che i cani che vivono in parte anche all’aria aperta veicolano microbi nell’ambiente domestico, parte dei quali si trova anche nel nostro intestino. Quello che restava da provare era se la risposta immunitaria alle reazioni allergiche fosse legata proprio a questi batteri.

La ricercatrice ha raccolto polvere domestica da una casa con cani e da una senza cani, l’ha mischiata con acqua e ha somministrato l’intruglio a giovani topolini da laboratorio. Quindi ha messo alla prova il sistema immunitario delle cavie con elementi che spesso scatenano allergie come le proteine dell’uovo.

I topolini sottoposti alla polvere “canina” hanno mostrato una reazione allergica minima o nulla, mentre gli altri hanno rimediato un bel raffreddore, l’equivalente del nostro naso gocciolante. Nell’organismo dei primi topi si sono trovate meno cellule immunitarie, e quelle presenti producevano risposte meno aggressive. Mentre sono state trovate concentrazioni insolitamente alte del batterio Lactobacillus johnsonii che, somministrato ai topi allo stato puro, (senza polvere annessa) ha protetto i roditori da un virus che causa, anche negli uomini, reazioni asmatiche.

È possibile che il batterio sia veicolato nell’intestino direttamente dalla polvere entrata in contatto con i cani, oppure che questa veicoli altri batteri che, una volta giunti nell’intestino, facilitano lo sviluppo di colonie di Lactobacillus johnsonii. Naturalmente è troppo presto per trasferire le conclusioni di uno studio compiuto sui topi agli esseri umani. I prossimi esperimenti testeranno l’efficacia di questo bacillo somministrato all’uomo come probiotico – senza intermediari a quattro zampe. Nel frattempo, avete un motivo in più per adorare il vostro cane.