a cura della Redazione di Club50-Plus


La menopausa è un periodo che molte donne temono e che spesso vivono come un punto di svolta destabilizzante. Purtroppo, è vero che i sintomi fisici e psicologici associati al declino ovarico possono essere molto invalidanti. Ma domandiamoci se questi sintomi non diminuirebbero se la società considerasse questa fase della vita in modo più pacato rompendo i tabù che circondano la menopausa e il rapporto femminile con la vecchiaia e con l’immagine idealizzata della donna fertile. La questione viene ancora trattata in modo altamente medicalizzato e rimane in gran parte un tabù. Proviamo dunque a esaminare le strade alternative vie che stanno prendendo piede per aiutare le donne a rendere questo passaggio della vita meno difficile.

Un cambiamento impegnativo.

Il termine menopausa è apparso per la prima volta in Francia nel 1821 nell’opera del medico Charles Pierre Louis de Gardanne. La menopausa è definita come “la cessazione permanente delle mestruazioni dovuta alla perdita dell’attività follicolare ovarica” (definizione OMS 1996). La menopausa naturale si verifica in media nella popolazione europea tra i 50 e i 51,5 anni. La carenza di estrogeni legata all’invecchiamento delle ovaie porta spesso a sintomi fisici invalidanti: vampate di calore, insonnia, osteoporosi, riduzione della libido, invecchiamento della pelle, aumento del rischio cardiovascolare, ecc. In particolare, per le donne che hanno goduto della maternità, non è sempre facile accettare che volga al termine il periodo fertile della vita. La menopausa coincide spesso anche con il momento in cui i figli lasciano il nido familiare cambiamento che si rivela talvolta molto doloroso per i genitori.

Alcuni dati raccolti nel 2017 indicano che l’80% delle donne dichiara di avere almeno un altro sintomo oltre alla cessazione delle mestruazioni, il 20-25% lamenta problemi che incidono sulla qualità della vita e l’8-10% delle donne assume un trattamento ormonale.

Il tabù menopausa

Nelle società occidentali, la menopausa è spesso percepita come patologica e quindi altamente medicalizzata. Per C. Charlap, dottoressa in sociologia, “nel XX secolo la ricerca sui trattamenti ormonali non era legata alla menopausa, ma a malattie o disturbi del ciclo mestruale. L’industria farmaceutica è stata spinta dalla logica economica a rendere più profittevole il trattamento ormonale e ciò ha portato come conseguenza che la menopausa sia stata “patologizzata”, medicalizzata, “farmacologizzata”: insomma, è diventata una malattia.

La stampa e i media in particolare approcciano regolarmente l’argomento generalizzandolo e presentandolo quasi sempre in modo pessimistico e allarmistico, anche se la realtà dimostra che non tutte le donne reagiscono allo stesso modo alla trasformazione del proprio corpo.

Questo approccio mediatico non deriva forse dagli stereotipi che interessa le donne nelle nostre società occidentali? L’idealizzazione della donna giovane e fertile e, al contrario, l’emarginazione della donna matura? Si noti che in Giappone, ad esempio, non esiste un termine per definire la menopausa. Viene utilizzato il termine “konenki“, che si riferisce all’invecchiamento fisico e riguarda sia uomini che donne. Ed è proprio in questa fase di maturità che la donna giapponese (come in altre società, in particolare quella africana) viene più apprezzata, riconosciuta come il pilastro della famiglia multigenerazionale, responsabile del benessere di figli, coniugi, nipoti e genitori anziani.

La continua rappresentazione negativa della menopausa ha portato alla creazione di un vero e proprio tabù. Un recente sondaggio commissionato da MGEN, dalla Women’s Foundation e da Femme Actuelle ha rivelato che il 40% delle donne considera l’argomento “doloroso” e preferisce non pensarci, il 39% non ne parla mai e solo una donna su due ne ha parlato con il proprio partner. Il tabù è particolarmente diffuso nel mondo professionale, dove le donne mature temono di essere discriminate e non più apprezzate dai colleghi.

Il ruolo dell’informazione

Così come le mestruazioni e il problema dell’endometriosi sono oggi ampiamente discussi dai media, non è forse giunto il momento di parlare in modo più naturale anche della menopausa? 

Ad esempio, per quanto riguarda il mondo del lavoro, la deputata britannica Rachel Maclean si è espressa chiaramente sull’argomento proponendo che in ogni azienda le donne possano organizzare il proprio orario di lavoro tenendo conto dei propri sintomi, qualora fossero invalidanti. 

Sarebbe anche auspicabile che i media dessero voce e rilevanza sufficiente anche alle donne che invece vivono questa fase come una liberazione: da un lato, niente più mestruazioni e stress da contraccezione, ma l’inizio di una “seconda” vita più incentrata sul tempo libero, svincolata dai vincoli familiari e che permette quindi una vera affermazione professionale.

 Infine, considerando l’importanza di una informazione corretta, quali sono i rischi reali associati alla TOS (terapia ormonale sostitutiva)? Messi in discussione all’inizio degli anni 2000 da studi scientifici americani, le donne possono essere un po’ confuse sul loro utilizzo. Sarebbe meglio privilegiare le alternative naturali?

In una società che invecchia e che tiene sempre più conto dei problemi dei cittadini anziani, sembra finalmente giunto il momento per affrontare un argomento come la menopausa da una nuova prospettiva.

Voi donne, come avete vissuto questo periodo? È un argomento di cui parlate facilmente? E voi uomini, avete notato qualche cambiamento significativo nella vostra partner in questo periodo della sua vita e siete riusciti a parlarne con lei?

Fonte : Club50-plus.it – art. a cura di Emilia31