a cura della Redazione Spazio Interattivo


Tra le scene più rappresentate in pittura la Natività è sicuramente nei primi posti della classifica.
Il raccoglimento della famiglia intorno al nuovo nato diventa in questo soggetto una celebrazione stessa della vita, fatto che fu ed è ancora molto esaltato dalla dottrina cristiana. La scena della Natività di Gesù, nella storia dell’arte, è quella più dolce e tenera, più densa di significati e simboli iconografici

Così viene rappresentata da duemila anni la natività: una grotta, un uomo, una donna, un piccolo bambino deposto in una mangiatoia, con solo un bue e un asino a scaldarlo nella sua prima, gelida notte nel mondo.

Tanti pittori dal Medioevo al Rinascimento, dal Barocco all’arte contemporanea, si sono cimentati nel delicatissimo tema creando dei veri e propri capolavori senza tempo.

Pensiamo alla Natività di Giotto, bellissimo esempio di arte medievale, nella Cappella degli Scrovegni di Padova.

Un affresco dal paesaggio scarno e roccioso: l’armonia è data dai colori del cielo e del mantello della Madonna. L’azzurro del mantello indossato da Maria la collega al cielo, all’immensità dell’infinito e al mondo divino.


La Natività di Piero della Francesca, dall’influenza fiamminga, è un esempio straordinario di arte rinascimentale, dove il colore della veste di Maria emerge in modo brillante sui colori spenti del paesaggio e degli altri personaggi.

Piero della Francesca sembra donare una grande armonia alla scena, collegando attraverso i gesti tutti i personaggi presenti nell’opera. Tipici di Piero sono poi gli atteggiamenti solenni e composti, improntati ad un solido equilibrio geometrico.


Di grande pregio anche la Natività Mistica di Sandro Botticelli, datata 1501, forse l’ultimo capolavoro dell’artista.

Rispetto alle opere precedenti dell’artista, questo quadro mostra una prospettiva sconvolta, figure rigide, innaturali e sproporzionate, colori violenti e linee nervose. Il quadro rispecchia la profonda crisi religiosa e personale dell’artista, ma anche del suo tempo e della sua città, Firenze, ed è percorsa da una forte valenza simbolica e visionaria. 

Il soggetto della tela è quello tradizionale, con la Sacra Famiglia al centro della rappresentazione: la grotta e l’adorazione del Bambino da parte di Maria con Giuseppe, i pastori e i Magi. Il resto della composizione è costruita in maniera eccezionalmente ritmica e armoniosa, ma sfugge all’iconografia classica: inusuale è infatti la scena dell’abbraccio tra gli angeli e gli uomini rappresentato nella parte bassa della tela, che rappresenterebbe l’avvenuta riconciliazione fra umano e divino.



Anche Caravaggio rappresentò a suo modo la Natività, offrendo alcune interpretazioni mirabili e assai discusse dai suoi contemporanei.

Pochi artisti come lui hanno saputo rendere in modo realistico e profondo l’amore materno di Maria, donna umile, stremata dal parto e abbandonata a terra, circondata da poveri pastori, in un contesto quasi di degrado, e tuttavia capace di esprimere un amore e un calore al limite della poesia.


Probabilmente dipinto nel 1620, quest’opera di Gerrit Van Honthorst, detto anche Gheraldo delle Notti, è conservata nella Galleria degli Uffizi di Firenze, insieme a un’altra natività in notturna del pittore olandese.

Se c’è un dipinto che trasmette la magia unica della notte di Natale, quello è senza dubbio l’Adorazione del bambino di Honthorst, la cui atmosfera ovattata è il frutto di un uso della luce straordinario, pacato, dalla raffinata armonia.

Il bambino appena nato è posto al centro della scena, in una mangiatoia, adagiato su un panno bianco da cui si propaga la luce che accarezza i volti di Maria, di Giuseppe e di due angeli che gli stanno intorno, in adorazione.

Fonte : “partecipart”


Le pubblicazioni di “Natale In … Arte – ed. 2023”

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