a cura della Redazione “Fotografiaartistica” e di Giuseppe Santagata


Quello che cercavo di mostrare era un mondo dove mi sarei sentito bene, dove le persone sarebbero state gentili, dove avrei trovato la tenerezza che speravo di ricevere. Le mie foto erano come una prova che questo mondo potesse esistere”…..“Non mi sono mai chiesto perché scattassi delle foto. In realtà la mia è una battaglia disperata contro l’idea che siamo tutti destinati a scomparire. Sono deciso ad impedire al tempo di scorrere. È pura follia

Nel corso della sua lunga carriera Robert Doisneau ha catturato l’essenza del popolo francese. Con lo spirito di un instancabile cronista Doisneau ha evidenziato il fascino surreale della vita di tutti i giorni. Considerato uno dei più illustri rappresentanti della cosiddetta fotografia “umanista” in Francia, precursore indiscusso, insieme a Henri Cartier-Bresson, del fotogiornalismo di strada, Robert Doisneau ha percorso in lungo e in largo le periferie di Parigi per impossessarsi dei tesori che i suoi contemporanei trasmettevano inconsciamente o per ricrearne l’essenza con la messa in scena.

Nato nel 1912 a Gentilly e orfano sin da quando aveva 7 anni, Robert studia litografia all’école Estienne. Dopo esser stato assistente del fotografo modernista André Vigneau, viene assunto all’età di ventidue anni dalla Renault come fotografo industriale, ma ben presto perde il lavoro perché arrivava spesso in ritardo.


Lavora al fronte durante la Seconda guerra mondiale per poi tornare a Parigi ed entrare definitivamente all’agenzia Rapho. Nel 1947 vince il Kodak Prize. Nel 1974 la Galleria Chateau d’Eau di Toulouse espone le sue opere e, a partire dagli anni Settanta, ottiene i primi importanti riconoscimenti. Da allora le sue fotografie vengono pubblicate, riprodotte e vendute in tutto il mondo. Muore a Montrouge il 1º aprile 1994, un sobborgo a sud di Parigi e seppellito a Raizeux, accanto alla tomba della moglie.


Uno dei tratti distintivi di Doisneau, soprattutto all’inizio della sua carriera, fu quello di rappresentare in foto la cultura dei bambini di strada. Doisneau fu influenzato dall’opera di André Kertész, Eugène Atget e Henri Cartier-Bresson. Il lavoro di Doisneau ha immortalato la magia di una Parigi che non esiste più. Le sue foto ci accompagnano tra i giardini, lungo la Senna, nei bistrot e negli atelier di moda per scrutare, attraverso il bianco e nero, le donne, gli uomini, i bambini e gli innamorati. Una visione poetica restituisce attimi di vita di una città senza tempo.


La sua opera più conosciuta “Le baiser de l’hôtel de ville“,scattata nel 1950, ritrae una coppia di ragazzi che si baciano lungo le caotiche vie di Parigi. Robert Doisneau stava realizzando un servizio fotografico per la rivista americana Life, e chiese ai due giovani di posare per lui.


Si trattava di Françoise Bornet, una studentessa di teatro, e del suo ragazzo, Jacques Carteaud. L’identità della coppia rimase un mistero fino al 1992, anno in cui due giovani, Denise e Jean-Louis Lavergne si presentarono alla televisione francese sostenendo di essere i protagonisti della foto e denunciando l’artista per averli fotografati senza permesso. Doisneau spiego allora che i protagonisti della foto erano stati messi in posa e quindi era stato chiesto loro il permesso. A quel punto Françoise Bornet, dopo quarant’anni dallo scatto, tornò dal fotografo, dimostrando di essere lei la ragazza immortalata e mostrando la copia autografata della stampa che Doisneau le aveva inviato all’epoca, pochi giorni dopo averla sviluppata.