a cura della Redazione “Fondazione Veronesi”


Le malattie psichiatriche spesso gravate da sensi di colpa e vergogna. Giornata mondiale della salute mentale: la salute psichica “è un diritto umano universale”.

Lo stigma, parola difficile e ostica che indica l’”etichetta” che viene affibbiata dall’opinione diffusa a chi ha questa patologia, inducendolo a vergognarsene. O, anche, a non avere consapevolezza della sua vera natura.

Prendiamo il caso della depressione, che da qualche anno ha superato i problemi cardiocircolatori in vetta alla statistica delle malattie causa di maggiore disabilità nel mondo. Molti che ne patiscono non sanno di essere malati, sono i primi a far proprio lo stigma pensando di essere deboli di carattere, di mancare di forza di volontà e forza morale, di non volere “sforzarsi” (“come fanno tutti”) per superare quell’umore basso e la svalutazione di tutto nella vita.

Il fatto è che la depressione ha tra i primi sintomi la paralisi della volontà, l’ultima cosa da fare con chi è depresso è, per l’appunto, spingerlo a sforzarsi. Non può. La non consapevolezza della propria condizione di malato, reale come chi soffre di una polmonite, e di avere diritto alla cura tiene lontane tante di queste persone dal medico. Il resto lo fa l’opinione degli altri che induce in effetti a “nascondersi” come colpevoli del loro star male o come individui deboli. In conclusione è una percentuale bassa che ricorre alle terapie. Questa chiusura mentale di fronte alle sofferenze psichiatriche fa muro forse più forte nel caso di giovani e bambini. Un “territorio” che dovrebbe essere immune – nell’opinione dei più – da questi disturbi in qualche modo disdicevoli. Purtroppo l’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) fa sapere che tra il 10 e il 20 per cento dei bambini soffre di disturbi mentali, che il 50 per cento delle patologie psichiatriche esordisce prima dei 14 anni e il 75 prima dei 25 anni. Sogni infranti per chi ha in mente un certo tipo di “purezza” della gioventù!

Fonte : “FondazioneVeronesi” – articolo di Serena Zoli