a cura della Redazione di “TuttoTech Games”


Nel panorama videoludico odierno, dominato da generi sempre più specifici e formule collaudate, il ritorno di System Shock rappresenta un evento di grande portata. Non solo si tratta del remake di un classico amato da molti, ma anche di un’occasione per riscoprire le origini del genere degli immersive sim, di cui System Shock è considerato uno dei padri fondatori, insieme ad Ultima Underworld, a cui poi sono succeduti capolavori come Deus Ex o Thief.

Il remake di System Shock è arrivato lo scorso anno in esclusiva PC, ma solo recentemente è sbarcato anche su console, e abbiamo deciso proprio in quest’occasione di recuperarlo e di parlarvene in una recensione completa.

Look at you, Hacker
Se il primo System Shock risale ormai a trent’anni fa (quanto siamo invecchiati, ndr), a quel lontano 1994 in cui Looking Glass Studio fece storia, il remake di cui vi parliamo in questa recensione è nato ad opera dei ragazzi di Nightdive Studios che hanno deciso di riprendere l’originale nella sua formula più cruda e migliorarne alcuni aspetti che, forse, in epoca contemporanea, sarebbero risultati troppo rigidi e poco adatti ai videogiocatori odierni.

Assembly Nexus
Come detto, l’impianto originale è rimasto inalterato, così come le vicende narrate. Ci troviamo nel 2072 e, nella sequenza iniziale, il nostro protagonista, un hacker senza nome di cui potrete scegliere il genere senza però poterne modificare altri tratti, viene catturato mentre cerca di ottenere dei file inerenti la Cittadella. Quest’ultima è una stazione spaziale proprietà di un’immensa corporazione imperscrutabile, TriOptimum, guidata da Edward Diego, uomo eccentrico e dalla moralità quantomeno discutibile. Condotto proprio a bordo della Cittadella, il nostro hacker viene posto davanti ad una scelta: essere rinchiuso a vita in cella, o accettare la missione affidatagli da Diego in cambio di potenziamenti artificiali. Ovviamente la scelta ricadrà sulla seconda opzione e, dopo essere stato potenziato nella sala operatoria della Cittadella, l’hacker dovrà infiltrarsi via via verso varie sezioni della stazione, sopravvivendo ad attacchi di cyborg ed esseri umanoidi potenziati tanto quanto lui e guidati da SHODAN, l’intelligenza artificiale che ha preso il controllo del luogo.

Whispers of the forgotten machines
Quel che stupisce della narrativa di System Shock è quanto sia ancora attuale. Il focus sui potenziali pericoli di un’intelligenza artificiale sfuggita al controllo, sulla mancanza di empatia e compassione per il genere umano e sull’elevata capacità di manipolazione e inganno dello stesso sono argomento quasi quotidiano, al giorno d’oggi, e pensare che il gioco risale ad un periodo in cui realmente pensare a determinati contesti era semplicemente una distopia lontana anche concettualmente mette quasi i brividi. Un cyberpunk distopico, con elementi eccentrici e disarmanti: System Shock è sopravvissuto allo scorrere del tempo con una narrativa attuale e preziosa, utile a porci più di una domanda contemporanea. E proprio per il vanto di poter riportare in auge argomenti così delicati non possiamo che far altro che lodare la decisione di Nigthtdive Studios di rimanere fedeli all’originale, perlomeno sotto questo punto di vista.

Opulence and ostentation
Passando al prossimo argomento di questa recensione del remake di System Shock, ovverosia il suo gameplay, se avete visto il trailer all’apice dell’articolo capirete bene di starvi trovando di fronte ad uno sparatutto in prima persona, con qualche piccolo elemento GDR. Questi ultimi, però, riguardano quasi esclusivamente qualche potenziamento e la gestione dell’inventario, finito lì. Per il resto, così come trent’anni fa, il titolo si pone all’apice degli FPS dei primi anni ‘90, con tutti i pregi e i difetti che compongono questa affermazione. Partendo dalle basi, il nostro protagonista potrà impugnare sia armi corpo a corpo, a partire dalla comunissima asta di ferro, per arrivare alle bocche di fuoco che spareranno sia colpi tradizionali sia laser. Serviranno tutte ad un unico scopo: farci strada, all’interno della Cittadella, abbattendo una discreta varietà di nemici, che passeranno da esseri umani mutati da SHODAN per arrivare ai cyborg di cui si è impossessata l’intelligenza artificiale. Non che i nemici siano così difficili da abbattere: se supererete le prime fasi di gioco, in cui le munizioni saranno forse un po’ troppo scarse rispetto alla quantità di nemici nelle varie stanze, difficilmente questi ultimi vi daranno filo da torcere per una IA rimasta ancorata proprio ai già citati anni ‘90.

Cardinal transmissions
Così come un po’ tutto il gunplay, dal feedback dei colpi inferti al rinculo delle armi, tutto è rimasto un po’ troppo antico e, lasciatecelo dire, vetusto. Certo, alcuni miglioramenti alla qualità di vita ci sono stati, specialmente nella gestione dell’inventario e nella presentazione dell’interfaccia, decisamente più snella e pulita, ma al contempo ne mancano altri che ci saremmo aspettati, come un indicatore di direzione utile soprattutto a chi non è avvezzo agli sparatutto classici. Magari disattivabile a piacere nel menu delle impostazioni, così per far contenti anche i fan più sfegatati. In System Shock Remake sono tornate anche le sezioni di Netrunning, un minigioco che ai tempi rivoluzionò il genere e diede vita ad un filone parallelo, che in questa sede viene riproposto leggermente svecchiato nella grafica, ma non nel funzionamento. Gli stessi rompicapo ambientali e i minigiochi sono stati resi più accessibili, in questo Remake, pur non snaturandone la natura molesta (passateci il termine) che vi faceva rimanere incollati a cambiare circuiti e percorsi per mezz’ore intere.

Perfection through genetics
La nostra prova per questa recensione di System Shock Remake è avvenuta su un sistema PlayStation 5 (a tal proposito, qui trovate la lista trofei!). Graficamente parlando, Nightdive Studios ha traslato l’originale in Unreal Engine 4, sfruttandone tutte le capacità granitiche. Nessun rallentamento, nessun crash, nessun problema al pacing, nulla di nulla: tutto fila liscio e immacolato, come se fosse sempre dovuto girare su questo motore grafico. Interessante anche la scelta stilistica di sgranare con uno strato di pixel tutto ciò che vedremo a schermo, per donare un look retro alla produzione. Ottimo comunque l’uso della luce e la riproposizione degli effetti sonori originali, che hanno conservato il fascino di tre decadi fa. Stavolta per davvero.

What you want, what you get
Siamo dunque giunti alle battute finali di questa recensione di System Shock Remake. Il titolo, riproposto da Nightdive Studios, è un vero e proprio omaggio a uno dei capisaldi del genere e lo ripropone, con una veste grafica svecchiata, in tutto il suo antico splendore. Rimangono anche i difetti, però, specialmente dal punto di vista meramente ludico, con un gunplay poco soddisfacente per gli standard odierni e qualche miglioramento alla qualità di vita che deve essere sfuggito agli sviluppatori. Rimane un must per tutti gli appassionati degli FPS in salsa classica e per chiunque voglia riscoprire uno dei padri del genere degli immersive sim. E ora vorremmo un nuovo System Shock. Grazie, prego, tornerò.

Fonte : “tuttotechgames” – recensione di Marta Gravina