a cura di Tonino Palomba


Il poeta, per diletto, Marcuccio Butiniello in arte Buty, ha dato alle stampe (già da qualche tempo) il suo secondo volume di poesie: “Te vojo dì ‘na cosa… (Er monno mio i’ romanesco)”. Come ben si comprende dall’eloquente titolo, il libro si compone di poesie in romanesco. Roma infatti è la città di adozione di Buty, che vive nella capitale dagli anni sessanta. L’opera prima “Pnziér e paròl” invece recava testi in vernacolo ‘caccavonese’, dialetto di Poggio Sannita, il paese molisano di cui è originario.


L’autore presenta al lettore la sua dichiarazione d’amore nei confronti della città eterna, che fa da sfondo o assurge a protagonista di molte composizioni, città che sia pure nei suoi ‘chiaroscuri’ riesce ad essere sempre accogliente ed inclusiva. Buty, come centinaia di suoi concittadini poggesi, arrivò a Roma negli anni dell’adolescenza e con sacrifici, umiltà, tenacia, capacità ha saputo realizzarsi nel mondo del lavoro, con una specchiata carriera di infermiere professionale e come
uomo formando con la moglie Vanda una splendida famiglia, gli indissolubili affetti familiari che restano la sua ragione di vita.
Nel corso degli anni Buty ha saputo ritagliarsi anche uno spazio importante per coltivare le sue passioni, che hanno rivelato la sua dimensione intellettuale e artistica, nient’affatto trascurabile. In primis fu la pittura, immediato ed ideale compendio di creatività, riscontrabile nella sua interessantissima produzione di tele ad olio. Poi venne la scrittura, non solo per la florida e vivace vena poetica, ma anche per l’inclinazione alla narrativa. In fase di avanzata stesura un romanzo dal titolo: “Il canto del lupo”, storia di vita quotidiana tra amore, fantasia e realtà, ambientata in un piccolo borgo dell’800.


“Te vojo dì ‘na cosa…” oltre 200 tra poesie, sonetti e aforismi, in personalissimo stile ‘butyniano’, satira irriverente e non priva di frasi colorite, racchiude in sé aspetti dell’animo umano e del mondo contrastanti: il bene e il male (“ ‘A vita sorniona”, “Li dubbi”); l’amore e l’odio (“Sto core…”, “Amo”, “Nú ze po’ vive”, “L’incontro” , “Er lampione”); guerra e pace (“Nù te scordà”); amicizia e antipatia (Quanno”, “ ’N Amico?“,“ “Ascorta” dedicata a Karol Palomba, “ ’U romantico poeta” dedicata all’amico e collega Guido Mancini, “Grazie”); coraggio e viltà (“Omertà”); ricchezza e povertà (“Si cammia er vento”, “Li poracci”); felicità e tristezza (“Parla ‘r silenzio”, “Malinconia”); attualità e ricordi (“Ricordi da ‘na foto”, “L’istoria”, “Vita e civirtà”; “Tu Poggio”, “Er forastiero” dedicata all’amico Donato Di Filippo, “Tera Natia”); gioventù e vecchiaia (“ ‘A vecchiaia è”, “Vecchiaja e solitudine”, “L’anni”, “A giovinezza”); vita e morte (“Il dono” dedicata allo zio Arturo, “La vita è mmò…”, “Er dù novembre”, “Er zentiero”, ”E’ ‘na sigherétta”, “Er viaggio”, “Novembre”).


Temi universali, contemporanei, reali conditi da ironia e sarcasmo, offrendo un significativo spaccato di vita, che Buty scruta oculatamente dalla sua disincantata prospettiva.


Gli articoli di “Poggio Sannita”

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