a cura della Redazione di “Famiglia Cristiana”

Un abete speciale

Quest’anno mi voglio fare
un albero di Natale
di tipo speciale,
ma bello veramente.

Non lo farò in tinello, lo farò nella mente,
con centomila rami,
e un miliardo di lampadine
e tutti i doni
che non stanno nelle vetrine.

Un raggio di sole
per passero che trema,
un ciuffo di viole
per il prato gelato,
un aumento di pensione
per il vecchio pensionato.

E poi giochi,
giocattoli, balocchi
quanti ne puoi contare
a spalancare gli occhi:
un milione, cento milioni
di bellissimi doni
per quei bambini
che non ebbero mai
un regalo di Natale,
e per loro un giorno
all’altro è uguale,
e non è mai festa.

Perché se un bimbo
resta senza niente,
anche un solo, piccolo,
che piangere non si sente
Natale è tutto sbagliato.

Gianni Rodari nasce il 23 ottobre 1920, si diploma nel 1937 alle Magistrali e si iscrive alla Facoltà di Lingue, non laureandosi mai.
La perdita di due cari amici in guerra lo inducono a prendere contatti con la Resistenza e ad iscriversi al Partito Comunista Italiano (1 maggio 1944).
Con la Liberazione (25 aprile 1945) inizia la sua attività di giornalista fino ad arrivare a L’Unità nel 1947.
Del 1951 è la pubblicazione del suo libro Il manuale del Pioniere, il primo della serie pedagogica; in questo stesso periodo viene scomunicato dal Vaticano e le sue opere arse al rogo.
Nel 1953 fonda l’Avanguardia della FGCI (Federazione Giovanile Comunista Italiana); 5 anni più tardi inizia la collaborazione con la RAI e BBC, come autore del Giocagiò. Gli viene assegnato il “premio Andersen” nel 1970.
La figura di Rodari è collegata, in primo luogo, con l’opera pedagogica La Grammatica della Fantasia; introduzione all’arte di inventare storie. Accanto a questa si ricordano: Filastrocche in cielo e in terra, Il libro degli eroi, favole al telefono, Il gioco dei quattro cantoni.
Morì nel 1980 per un collasso cardiaco, in seguito ad un’operazione alla gamba.


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