a cura di Fabio Reggiani


A prescindere dalle reali intenzioni del Fondatore resta il fatto che la sua prematura scomparsa lasciò VOXSON orfana e quindi preda di nuovi appetiti industriali; emersero nel contempo le ambizioni di quanti credettero giunto un momento irripetibile da cogliere al volo, magari solo per ottenere una poltrona in Consiglio di Amministrazione anche a costo della deriva aziendale.

Doveroso un particolare focus su Robert Timosci: resta difficile stabilire quali fossero ruolo manageriale e grado di autonomia operativa di questo dirigente prima e dopo quel delicato 8 marzo 1971 che segnò il passaggio dalla proprietà Piccinini a quella EMI.
Ripetute ed attente letture delle dichiarazioni rilasciate in quel breve volger di mesi da Timosci alla stampa specializzata fanno emergere senza ombra di dubbio le contraddizioni del manager: durante l’ èra Piccinini egli si mostrava costantemente ossequioso e confidente verso ENI-Agip ed RCA-Italia, ma all’ arrivo degli inglesi mutò atteggiamento esternando un cinismo quasi oltraggioso verso quegli stessi partners (tra le righe intesi già come ex-) con punte di insofferenza persino riferibili alla nuova proprietà.

Nell’ aprile del 1971 Timosci fece trapelare toni di velata arroganza in una sua dichiazione:
“con questa mossa EMI intende tornare alla grande nella elettronica di consumo dopo essersi concentrata principalmente sulla produzione di dischi. Per noi è l’ occasione di trovare un partner internazionale in grado di consentire l’ espansione mondiale dei prodotti VOXSON nel più breve tempo possibile. Dopo il nostro accordo con EMI ipotizziamo che i nostri apparecchi vengano resi noti al mercato internazionale in un decimo del tempo altrimenti necessario. Il fatto che VOXSON mantenga il 50% delle proprie azioni si traduce nel mantenimento della completa indipendenza sul piano manageriale ed in campo produttivo. Per cui starà a VOXSON decidere se proseguire nella collaborazione con AGIP ed RCA: gli accordi (che cessano il 31 dicembre 1971) son durati 4 anni (dal 1967-68, n.d.a.) ed hanno dato risultati eccellenti nella promozione dello Stereo-8 nel nostro paese. Ora che questo sistema è diventato tanto popolare riteniamo di non voler rinnovare le intese, quantomeno alle attuali condizioni. Per quanto riguarda il sistema Quadrifonico i nostri primi apparecchi saranno pronti entro la fine del 1971”.

E concluse:
“personalmente non sono d’ accordo con le critiche rivolte al nuovo sistema (Quadrifonico, n.d.a.), che appaiono del tutto analoghe a quelle un tempo espresse contro la stereofonia, poi invece affermatasi”.

Parole pesanti, quelle di Timosci. Pazzesco che questo manager rivendicasse per VOXSON una assoluta autonomia come se non fosse affatto avvenuta la cessione della metà del pacchetto azionario (operazione riduttivamente definita agreement). Egli sembrava involontariamente esprimere le proprie intime ambizioni forse fino ad allora tenute sotto controllo dalla catena di comando istituita e presieduta dal Cavalier Piccinini in VOXSON.

Per VOXSON Timosci delineava entro la fine del 1971 una strategia di questo tipo:
1) la messa in fuorigioco di ENI-Agip a beneficio di EMI per assurgere finalmente alla dignità di multinazionale;
2) il superamento di RCA-Italia e del suo standard Stereo-8 per portare a compimento in totale autonomia lo sviluppo dell’ innovativo Quadrifonico anche a dispetto degli scettici.
In pratica si preannunciava che VOXSON avrebbe presto “scaricato” i suoi due storici compagni di viaggio per lasciarsi trainare sul palcoscenico mondiale da EMI senza tuttavia dipenderne strettamente ma limitandosi casomai a “ricambiare la cortesia” alla company inglese garantendole il presidio italiano della produzione di elettronica.
Atteggiamento ai limiti della tracotanza!

Le parole di Robert Timosci, riportate prima integralmente nella traduzione italiana, e le dichiarazioni ufficiali comparse sull’ Annual Report 1971 EMI (“… Voxson S.p.A., a leading manufacturer of… products, including those in the rapidly growing market for 8-track stereo equipment…”) non lasciavano dubbi su indirizzi e strategie: si sarebbe puntato tutto sullo standard Stereo-8 ed evidentemente sul derivato Quadrifonico.

Ma perché questa ostinazione su un’ unica tecnologia che già allora mostrava limiti?
L’ azienda si sentiva realmente in possesso della formula vincente?
Non era evidente che Timosci avrebbe impresso una frenata, non un impulso, a VOXSON?

Eppure accadde che:

  • si dismise quasi subito la produzione dei ricevitori portatili, trascurando la larghissima diffusione in Italia delle “radioline” che resero famosa VOXSON fin dai suoi esordi;
  • si innestò una frettolosa retromarcia sullo sviluppo del costosissimo Quadrifonico dopo un solo anno dalla sua creazione;
  • si evitò accuratamente di progettare e produrre giradischi (nonostante EMI fosse leader mondiale della distribuzione dei vinili) privilegiando invece una commercializzazione di prodotti di derivazione Lenco, BSR (a marchio VOXSON) ed infine Thorens;
  • si optò per un restyling della produzione risalente al 1968 (!) e non per un rinnovamento tecnico ed assortimentale degno di questo nome nell’ alta fedeltà per la casa e per l’ auto;
  • si assunse una posizione di netto rifiuto (anche con un irriverente messaggio pubblicitario del 1972) rispetto al supporto audio Compact Cassette che proprio in quegli anni andava invece affermandosi.

Una ingenuità tattica, quest’ ultima, talmente colossale da generare dubbi inquietanti e pesantissimi sulla sua stessa ragion d’ essere.
Se EMI avesse visto in VOXSON non il fine ma invece il mezzo per demolire l’ asse tra la distribuzione musicale della rivale americana RCA e la produzione elettronica “dedicata”?
Se EMI, quindi, fosse giunta nel 1974 al 100% di proprietà VOXSON per poter chiudere la fabbrica imputando il proprio disimpegno ai modestissimi risultati ottenibili nel tessuto instriale italiano notoriamente condizionato da elevato costo del lavoro, turbolenze sindacali e carenza di infrastrutture?

Potrebbe trattarsi solo di un malizioso “esercizio di dietrologia”, è vero. D’ altro canto quel che avvenne nel marzo – aprile 1975 è tristemente noto.