a cura di Fabio Reggiani


Terminata la guerra si riaffermò la centralità di Roma per i nuovi destini dell’ Italia. Enormi quantità di risorse destinate alla ricostruzione ed intense relazioni diplomatiche legarono gli Stati Uniti d’ America ai palazzi del potere sulle due rive del Tevere. Sì, perché non ci fu di mezzo solo la politica nazionale ma anche quella vaticana.

Con l’ avvento della Repubblica ed in un clima di rinascita Arnaldo Piccinini lasciò la divisa da Ufficiale dell’ Arma Aeronautica per motivi puramente ideali e senza avere a disposizione alcun “piano B”.
“Si giura una volta sola”, egli sosteneva riferendosi proprio al giuramento prestato alla Corona di Casa Savoia prima della guerra.
Inizialmente dovette accontentarsi di un modesto impiego nella produzione artigianale di giocattoli in legno finché prese servizio nell’ Ufficio Tecnico della I.R.I. (acronimo di Industria Radiotecnica Italiana), meglio nota in seguito per il marchio AutovoX, fondata nel 1946 a Largo Ponchielli, 6 nel quartiere romano dei Parioli da due soci: i Signori Verdesi e Daroda.
Si confermò eccellente Ingegnere, sempre aggiornato ed evidentemente incline a nutrire una propria vocazione imprenditoriale. Operando nell’ avveniristico comparto della radiofonia per automobili non limitò le proprie conoscenze alla componentistica elettronica più avanzata ma estese i suoi contatti anche alla industria automobilistica torinese: Lancia in primis; poi anche Fiat. Nell’ aprile dei 1949 in un lungo articolo sul mensile “Radio Industria” illustrò con estrema competenza tecnico-scientifica autoradio evidentemente così avanzate che a distanza di due anni, nel maggio 1951, ancora comparivano sui listini della I.R.I. persino appositamente “dedicate” ad alcuni modelli Lancia e Fiat.

Piccinini iniziò quindi ad emergere in AutovoX anche nel ruolo di frontman.
Tutto ciò indubbiamente gli valse una straordinaria visibilità e forse pure qualche malevola gelosia: non solo per la promettente carriera già avviata ma anche e soprattutto per una sua possibile scalata agli stessi assetti societari della azienda.
Destino volle che gli eventi prendessero ben altra piega: d’ altro canto il contesto di generale euforia che permeava l’ Italia dei primi anni ’50 incoraggiava le più disparate iniziative individuali e generalmente premiava le capacità tecniche di chi avesse osato mettendo in gioco le proprie doti! Fu questo frangente lo spartiacque che segnò un “prima” ed un “dopo” nella vita personale e professionale dell’ Ingegner Piccinini.